Digiuno intermittente, obesità e salute cardiometabolica

Digiuno intermittente, obesità e salute cardiometabolica

Digiuno intermittente, obesità e salute cardiometabolica. Dott.ssa Claudia Brufani endocrinologa e diabetologa a Roma.

Il digiuno intermittente è divenuto uno dei programmi dietetici più popolari dell’ultimo decennio.

E’ un modello alimentare che prevede l’astensione dal cibo per un periodo di tempo più lungo “del normale”, solitamente compreso tra le 12 e le 40 ore.

Consiste nell’alternare periodi di digiuno totale o parziale (che spesso coincide con l’assunzione di soli alimenti vegetali) ad altri in cui gli alimenti vengono assunti regolarmente.

In relazione al tempo che intercorre tra un pasto e il successivo e al quantitativo di calorie introdotto, sono state formulate diverse tipologie di digiuno intermittente.

  • Digiuno a giorni alterni zero calorie (ADF-zero calorie): alterna giorni di assunzione di alimenti ad libitum a giorni di digiuno totale (0 kcal/die)
  • Digiuno a giorni alterni modificato (MADF): alterna giorni di assunzione di alimenti ad libitum a giorni di digiuno modificato (ovvero assunzione di alimenti in un rangecalorico limitato, molto inferiore al fabbisogno energetico giornaliero)
  • Digiuno 5:2: cinque giorni di assunzione di alimenti ad libitum, seguiti da due giorni a settimana di digiuno (consecutivi o non consecutivi) con assunzione di alimenti in un range calorico limitato, molto inferiore al fabbisogno energetico giornaliero
  • Time restricted eating (TRE) (16:8 o 12:12): digiuno per 12-16 ore al giorno, seguito dall’assunzione di alimenti ad libitum nella restante parte della giornata

Vari studi scientifici hanno dimostrato effetti positivi del digiuno intermittente sullo stato di salute di individui adulti  con eccesso ponderale.

Nei soggetti con sovrappeso o obesità, il digiuno intermittente si associa a un miglioramento dei parametri antropometrici e cardio-metabolici, riducendo il rischio di sviluppare patologie legate all’eccesso ponderale.

In particolare è stata descritta una riduzione di peso corporeo, indice di massa corporea, massa grassa, pressione arteriosa, glicemia e insulinemia con miglioramento del metabolismo glucidico e dell’assetto lipidico.

Questi effetti sono riconducibili a una risposta metabolica adattativa delle cellule.

Durante le fasi di digiuno prolungato si passa da un metabolismo a prevalente utilizzo di glucosio, a un metabolismo a prevalente ossidazione di acidi grassi, con produzione di corpi chetonici, elementi chiave, questi ultimi, nel digiuno intermittente e nelle diete ipocaloriche chetogene (VLCKD).

Indipendentemente dagli effetti positivi sul peso corporeo, complessivamente modesti con tutte le tipologie (diminuzione del 2-10% del peso corporeo iniziale), il digiuno intermittente è associato a miglioramento delle condizioni generali di salute dei soggetti obesi, evidenziando l’esistenza di meccanismi metabolici differenti rispetto a quelli coinvolti nel calo ponderale.

Il digiuno intermittente tuttavia è un protocollo dietetico ancora poco utilizzato in ambito clinico, a causa della grande eterogeneità delle tecniche di digiuno e della mancanza di dati relativi alle differenti tipologie di pazienti.

Viene considerato una pratica “abbastanza” sicura, ma è sconsigliabile in alcune condizioni fisiologiche (fase di crescita, gravidanza, allattamento) e in alcune condizioni patologiche.

Dati scientifici più sostanziosi con evidenza di benefici cardiometabolici e migliori risultati in termini di calo ponderale, sono invece disponibili per l’altro protocollo dietetico che sfrutta il passaggio al metabolismo degli acidi grassi con produzione di corpi chetoni: le VLCKD (diete ipocaloriche chetogene, Very Low Calorie Ketogenetic Diet).

Se desiderate adottare un regime alimentare di digiuno intermittente o volete chiarimenti in merito a questo argomento, potete contattare la Dott.ssa Claudia Brufani tramite la sezione Contatti

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