COVID-19: dal pipistrello all’uomo passando per il pangolino?

COVID-19: dal pipistrello all’uomo passando per il pangolino?

COVID-19: dal pipistrello all’uomo passando per il pangolino? L’umanità si interroga

Buona parte del mondo si sta ponendo due domande inquietanti: da dove viene il COVID-19 e perché è così dannoso per l’uomo.

Per rispondere a queste domande è necessario descrivere brevemente, semplificando, il principale meccanismo con il quale l’organismo controlla la pressione sanguigna: il sistema renina/angiotensina.

Quando la pressione del sangue è bassa, il rene attiva l’enzima renina.

La renina taglia un peptide (una piccola proteina) chiamato angiotensinogeno, generando l’angiotensina 1 (Ang1), che è un debole vasocostrittore.

Un secondo enzima, denominato ACE1 (dall’inglese Angiotensin Converting Enzyme 1) taglia Ang1, dando  l’Angiotensina 2 (Ang2) che è il più potente vasocostrittore presente nel nostro organismo.

Recentemente è stato scoperto un nuovo enzima ACE, classificato come ACE2, che modifica ulteriormente sia Ang1 che Ang2, inattivandole e generando due prodotti che probabilmente hanno anche un’azione vasodilatatrice.
Mancano per ora dimostrazioni in tal senso.

Importante ai nostri fini è sapere che ACE2 è espresso nel polmone, nel cuore e probabilmente nel rene.

La sua funzione è intuibile: favorisce, attraverso la vasodilatazione, l’afflusso di sangue in quegli organi nobili che necessitano un alto apporto vascolare.

Che rapporto vi è tra il virus della pandemia in atto e il sistema renina/angiotensina?

La spike del virus (la proteina della corona) si lega ad ACE2 inattivandolo.

Ne consegue un drastico aumento della vasocostrizione polmonare, che dà origine ad una trombosi vasale, alla quale probabilmente contribuisce anche l’elevato processo infiammatorio che le proteine virali determinano nel sistema respiratorio.

I coronavirus sono presenti nei pipistrelli, ma l’omologia tra il loro virus e il COVID-19 è 88%, troppo bassa per una trasmissione diretta.

Probabilmente il virus è transitato in altre specie animali.

I dati più recenti indicano il pangolino come il più probabile intermedio nel passaggio del virus dagli animali all’uomo.

L’omologia tra il virus di questo simpatico e inoffensivo animaletto e quello umano è molto alta.

Il quesito inquietante è: In quale passaggio il virus ha assunto le caratteristiche che lo rendono così altamente patogeno per l’uomo? Nel passaggio tra animali o in quello tra animali e uomo?

Per rispondere a questa domanda dovremo esaminare le cause della elevata tossicità di COVID-19, rispetto ad altri coronavirus, che in passato ci hanno infettato.

E’ stata proposta una migliore interazione tra virus e ACE2, ma un’ipotesi più convincente, in parte dimostrata, è stata avanzata recentemente.

Il virus Covid-19 ha inserito nella sua spike una sequenza che lo ha reso substrato dell’enzima umano Furina.

Che cosa è la furina? La furina è un enzima (una proteasi) che nel nostro organismo svolge funzioni molto importanti: attiva alcune proteine quali l’albumina,  proteine del complemento e altre.

Queste proteine vengono sintetizzate dalle cellule come proteine inattive, e vengono poi attivate dalla furina.

La sequenza riconosciuta dalla furina è ARG-Xaa-Yaa-ARG (Xaa può essere qualunque amminoacido, Yaa deve essere o Arginina o Lisina). Si tratta di una sequenza molto basica, non frequente nelle proteine, ma presente sorprendentemente nella proteina spike del virus.

Il taglio della spike virale da parte della furina, lascia bloccato l’ACE2 e permette al virus, libero dal legame che aveva con ACE2, di procedere alle reazioni necessarie per la sua riproduzione.

A questo punto la domanda è d’obbligo. Come si è inserita nella spike la sequenza riconosciuta dalla furina?

Nel passaggio da animale a animale, nel passaggio da animale a uomo o è stata inserita inavvertitamente da qualche ricercatore in un laboratorio di virologia?

Non sarà facile dare una risposta a questo quesito.

I numerosi studi eseguiti su COVID-19 ci hanno insegnato molto.

La pandemia sarà affrontata nei prossimi mesi con vari mezzi: trattamento con antivirali studiati contro altri virus (Remdesivir ne è un esempio), somministrazione del plasma di pazienti guariti (ancora in discussione), farmaci antiinfiammatori steroidei, farmaci attivi sull’apparato cardiocircolatorio, etc.

La pandemia si risolverà probabilmente con i vaccini.

Alcuni qualificati ricercatori ipotizzano anche che il virus si spegnerà da solo, senza il bisogno di vaccini. È difficile al momento stabilire chi ha ragione.

Abbiamo però imparato anche altro.

Il genere umano con la sua crescita incontrollata (superiamo abbondantemente i 7 miliardi di individui) ha danneggiato non solo il clima, ma anche gli equilibri biologici.

Abbiamo invaso aree prima regno incontrastato di animali selvaggi, rendendo frequenti i contatti con loro e quindi anche la trasmissione di virus.

Pandemie future sono probabili, ma ora forse sappiamo come affrontarle e abbiamo il tempo di progettare e realizzare farmaci in grado di contrastarle.

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