Fame, emozioni e metabolismo: i veri motori dell’obesità. Quando si parla di obesità, spesso la si riduce a una questione di forza di volontà: “mangia di meno e muoviti di più”. In realtà, la scienza ci dice che il meccanismo è molto più complesso. L’obesità è una vera e propria malattia, legata a un equilibrio energetico che si rompe: entrano più calorie di quante ne riusciamo a consumare, e questo surplus si accumula sotto forma di grasso.
Ma perché mangiamo? Non sempre lo facciamo solo per fame. Esistono due grandi spinte. La prima è la spinta fisiologica, regolata dal continuo dialogo tra cervello e intestino: è quella che ci fa sentire fame, ci dice quando siamo sazi durante un pasto e quanto a lungo resteremo pieni dopo aver mangiato. La seconda è la spinta emotiva o edonica: quante volte ci è capitato di aprire il frigorifero non perché avessimo davvero bisogno di cibo, ma perché eravamo annoiati, stressati o semplicemente volevamo gratificarci con qualcosa di buono?
Dall’altro lato c’è il consumo energetico, cioè quante calorie bruciamo. Una parte è legata al metabolismo basale, l’energia che il nostro corpo usa anche quando siamo a riposo, solo per mantenere in funzione cervello, cuore, polmoni e organi vitali. Poi ci sono i piccoli movimenti quotidiani che non consideriamo “attività fisica” ma che contano molto: camminare per casa, salire le scale, sistemare la spesa, persino gesticolare. Infine, c’è l’energia che serve per digerire i pasti e quella spesa con l’attività fisica vera e propria.
Il punto è che ognuno di noi è diverso: alcune persone hanno un metabolismo più “parsimonioso”, altre si muovono molto anche senza fare sport, altre ancora trovano nel cibo una valvola di sfogo emotiva. Comprendere queste differenze è fondamentale: solo conoscendo i meccanismi individuali possiamo pensare a cure per l’obesità che siano davvero personalizzate e quindi più efficaci.